mercoledì 13 aprile 2016

Metabolismi Energetici

 di Giulia Cascone classe 5^I a.s.2013\14
L’organismo umano per poter compiere tutte le sue funzioni biologiche,ha un continuo bisogno di energia.
Questa energia è quella proveniente principalmente dall’ossidazione dei carboidrati e grassi.
L’energia che si forma da questi processi chimici, non viene inviata direttamente alle cellule, ma viene utilizzata per formare un composto altamente energetico: adenosintrifosfato (ATP).
L’ATP è un complesso molecolare composto da Adenosina (Adenina+Ribosio) + 3 molecole di Fosforo.
Questa energia contenuta da questa molecola rifornisce le cellule per compiere lavoro biologico (ed è l’unica molecola in grado di fornire energia alle cellule).
Questo avviene con l’idrolisi dell’ATP, ovvero con l’aggiunta di una molecola di acqua (H2O) si stacca un fosfato (rilasciando energia) e trasformandosi cosi in ADP.
Quindi è chiaro che con l’attività fisica questa energia viene via via utilizzata, ed è per questo motivo che c’è un continuo bisogno che L’ATP venga in continuazione risintetizzato se vogliamo che l’attivita fisica continui.
L’organismo ha tre meccanismi per risintettizzare L’ATP: metabolismo anaerobico alattacido, metabolismo anaerobico lattacido e metabolismo aerobico.
Cos’è il metabolismo?
In parole semplici è l’utilizzo che l’organismo fa delle sostanze nutritive dopo essere state digerite.
I processi chimici che avvengono nell’organismo sono il catabolismo e l’anabolismo.
Il catabolismo scompone le molecole delle sostanze nutritive in composti molecolari più semplici,creando energia.
Questa energia prodotta è di due tipi:Energia calorica viene utilizzata come fonte energetica per le cellule, l’altra è Energia chimica che prima di essere utlizzata deve essere trasferita nei legami ad alta energia delle molecole di ATP.
L’anabolismo è l’esatto contrario del catabolismo, ovvero non scompone le molecole, ma le accumula formando composti molecolari più complessi, un’esempio è quello che avviene con la gluconeogenesi vengono accumulate le molecole di glucosio e trasformate in composti più complessi, il glicogeno.
Il metabolismo anaerobico alattacido,Il metabolismo anaerobico alattacido utlizza come substrato energetico il creatinfosfato (CP) non vi è accumulo di acido lattico e non viene utilizzato ossigeno.
Il CP è una molecola composta da creatina e fosforo,è molto simile all’ATP però non partecipa direttamente ai processi di trasferimento dell’energia ai sistemi funzionali delle cellule, ma fornisce l’energia stessa all’ADP, con lo scopo di ricostituire rapidamente L’ATP.
Questo avviene con l’idrolisi del CP aggiungendo una molecola di acqua si stacca il gruppo fosforico dalla creatina liberando energia, l’ADP riceverà questa energia trasformandosi in ATP.
La concetrazione di CP all’interno del muscolo è sufficiente a protrarre un’esercizio ad alta intensita solo per pochi secondi dai 5” ai 10”.Se vogliamo che il nostro esercizio continui,è necessario che venga fornita energia da altre fonti, questa energia è quella fornita dai glucidi.
Quindi si può intuire che quando entra in funzione il metabolismo anaerobico alattacido entrerà quasi contemporaneamente anche il metabolismo anaerobico lattacido.
Sport tipici che utilizzano il CP sono caraterrizzati da gesti atletici rapidi che durano pochi secondi come i lanci nell’atletica leggera, i tuffi ecc...
Il metabolismo anaerobico lattacido
Questo metabolismo utlizza come substrato energetico il glicoceno, che come dicevamo prima è il prodotto dell’accumulo delle molecole di glucosio (gliconeogenesi).
Il motivo per il quale l’organismo induce alla trasformazione del glucosio in glicogeno, è perchè il glucosio passa con molta facilità attraverso le cellule, e quindi è necessario che venga trasformato in glicogeno per formare delle scorte che serviranno all’organismo.
Queste scorte si trovano all’interno del muscolo in quantità basse, infatti questo glicogeno è utilizzato esclusivamente dal muscolo per svolgere le propie funzioni, la contrazione.
Un’altro deposito di glicogeno è a livello epatico, e rispetto al deposito muscolare ne troviamo una quantità molto superiore perchè il fegato deve rispondere alla richiesta delle cellule che ne necessitano.
Quando si inizia un’esercizio il muscolo utilizzerà le propie scorte di glicogeno, queste scorte dato la loro bassa concentrazione sono in grado di sostenere un’esercizio per circa 120 secondi e se l’intesità è molto alta anche per molto meno.
A questo punto se vogliamo che l’esercizio continui è necessaria altra energia.
Il fegato dovrà quindi demolire le propie scorte di glicogeno,trasformandolo in glucosio, cosi permettendogli di oltrepassare la membrana epatica e arrivare nel torrente ematico.
Questo glucosio per fornire energia deve essere degradato,e avviene con la glicolisi anaerobica.
La molecola di glucosio viene degradata e dopo una serie di processi chimici viene trosformata in due molecole di acido piruvico, che se l’intensità dell’esercizio e alta e siamo in assenza di ossigeno viene trasformato in acido lattico.
L’accumulo di acido lattico avviene quando l’intensità dell’esercizio raggiunge un’intensità circa del 55-60% del VO2max (massimo consumo di ossigeno).
L’accumulo di acido lattico è dannoso per il muscolo perchè interferisce con la contrazione.
Infatti la sensazione che si avverte quando si verifica un’accumulo di acido lattico è un bruciore intenso e molto spesso porta a dover interrompere l’esercizio appunto perchè il bruciore essendo intenso interferisce con la contrazione.
Una delle spiegazioni perchè si accumula acido lattico nel sangue è dovuta a un’ipossia tissutale.
Essendo in mancanza di ossigeno gli idrogenioni(h+) che derivano dalla degradazione degli zuccheri si legano al piruvato trasformandosi in acido lattico.
Un’altra spiegazione è quella che se l’intensità dell’esercizio aumenta vengono reclutate un maggior numero di fibre muscolari bianche(veloci).
Queste fibre sono ricche di un’enzima chiamato LDH (lattico deidrogenasi) che ha la caratteristica di convertire l’acido piruvico in acido lattico.
Sport che utilizzano questo meccanismo ad intensità abbastanza elevata per circa 2 minuti possono essere ad esempio i 200 metri nel nuoto o la corsa dei 400-800 metri.
Il metabolismo aerobico
Questo metabolismo utlizza sia il glicogeno che i grassi come substrato energetico.
Quando avviene la degradazione di una molecola di zucchero vengono prodotte due molecole di acido piruvico e come abbiamo detto se l’intensità dell’esercizio è elevata viene convertito in acido lattico, al contrario se l’esercizio è di intensità moderata l’acido piruvico entra all’interno del mitocondrio (o ciclo di Krebs)e viene trasformato in Acetil Coa e unendosi a una molecola di ossalacetato formano il Citrato che dopo una serie di processi chimici produce 36 molecole di ATP CO2 E H2O.
L’altro modo per produrre energia prevede l’utilizzo dei grassi con il processo della Beta Ossidazione.
Quando l’intesità dell’esercizio è bassa e protratta nel tempo escono dal tessuto adiposo e raggiungono il torrente ematico, questo avviene anche grazie all’intervento di alcuni ormoni (Adrenalina,Noradrenalina,Glucagone e GH) che con l’aumentare dell’attività fisica aumentano di concentrazione nell’organismo e stimolano gli acidi grassi a uscire dai tessuti di deposito,per poi essere veicolati all’interno del muscolo e essere utilizzati come substrato energetico.
Il catabolismo dei grassi avviene all’interno dei mitocondri, i grassi vengono convertiti in acetil Coa e unendosi all’Ossalacetato si trasformano in Citrato il quale viene ossidato in ATP CO2 H2O.
Ogni acido grasso produce 146 molecole di ATP.
Ogni trigliceride possiede 3 molecole di acido grasso e una di glicerolo,quindi il bilancio totale della produzione di ATP sarà di 457 molecole di ATP prodotte da una sola molecola di trigliceridi dato dalla somma delle 3 molecole di acido grasso 146x3=438 più le 19 molecole di ATP prodotte dalla molecola
di glicerolo=457 ATP.Sport che prevedono l’utilizzo di questo meccanismo sono sport che sono protratti nel tempo con intensità medio-bassa come ciclismo, mezzofondo,maratona,ecc...

Norme di prevenzione e primo soccorso per infortuni sportivi 

di Salvatore Ferraro classe 5^ F a.s.2013/14

Sono ben noti ed evidenti i benefici che l'attività fisica apporta al nostro corpo, ed inoltre, la pratica di sport, di squadra o individuali, gioca un contributo fondamentale nella formazione sia fisica che psicologica di un individuo. Tuttavia, se affrontate senza le giuste precauzioni, alcune attività possono avere ripercussioni importanti sulla salute , ma comunque, a seconda dello sport , il rischio di incidenti ed infortuni è sempre  presente. Conseguentemente sarebbe opportuno che le strutture ospitanti attività sportive di qualsiasi genere siano munite di personale competente, o quantomeno esperto nelle tecniche di primo soccorso. Molti sono gli incidenti, nella storia dello sport, documentati e non, che testimoniano come un inefficace (o addirittura mancato) primo soccorso abbia portato a delle conseguenze talvolta più gravi degli incidenti in sé. 
Una volta fatta una stima della pericolosità di taluni sport è importante considerare quali siano gli incidenti più comuni a cui l'atleta va inconsciamente incontro. Avere coscienza dei pericoli che possono accadere è un passo importante prima della pratica di qualsiasi sport. Vediamo adesso alcuni degli infortuni più comuni nel mondo dello sport e alcune nozioni di pronto soccorso:
CONTUSIONE E’ provocata da un trauma che non causa una rottura della pelle, provoca solo una lesione delle parti molli sottostanti; a seconda della gravità, si consiglia: 1° grado : rottura dei vasi superficiali : crioterapia. 2° grado : rottura dei vasi di maggior calibro : evacuazione chirurgica. 3° grado : compromissione della circolazione : trattamento adeguato. Nelle contusioni del piede, in caso di forte dolore resistente alla crioterapia, si consiglia sempre di accompagnare l’atleta ai bordi del campo, togliere la scarpa ed il calzettone e valutare meglio la lesione, soprattutto se il trauma ha interessato la parte anteriore del piede (falangi e metatarsi) va guardato con più calma, ricercando eventuali segni di frattura. E’ sempre utile valutare la sensibilità del dorso del piede e la mobilità delle dita. Nelle contusioni della gamba, nella sede del dolore, si deve ricercare la presenza di eventuali lacerazioni muscolari. Nelle contusioni al ginocchio, per controllare l’efficienza dell’apparato estensore, si fa sollevare l’arto a ginocchio esteso, anche contro resistenza. In caso di traumi nelle zone laterali, bisogna effettuare una flessione attiva contrastata del ginocchio con intrarotazione od extrarotazione della tibia. In generale, in tutti i casi di contusione, è fondamentale constatare che tutti i movimenti siano possibili, attivamente e contro resistenza. Se tutto appare a posto, si invita l’infortunato a flettere e a estendere il piede e/o il ginocchio, poi ad alzarsi in piedi sulle punte: se questo è possibile e non eccessivamente doloroso, lo si può far riprendere il gioco.
 FERITA E’ una lesione della pelle e delle parti molli sottostanti, nella maggior parte dei casi è del tipo lacerocontusa. Può essere superficiale o profonda. Superficiale (anche abrasione): pulizia, disinfezione, protezione con adeguata copertura. Profonda: spesso richiede dei punti di sutura; sul campo bisogna tamponare l’emorragia: compressione del punto che sanguina, a monte; applicare eventualmente un laccio emostatico; tenere l’arto sollevato. 
LESIONE MUSCOLARE ACUTA Trauma diretto o brusca trazione che agisce sul muscolo in fase di contrazione, causando la rottura di un numero variabile di fibre muscolari: pertanto, a seconda del numero di fibre muscolari coinvolte, si parlerà di distrazione, stiramento, strappo, rottura muscolare. Eventuali zone di avvallamento muscolare sono apprezzabili solo nel caso di lesioni di una certa importanza e sono messe maggiormente in evidenza dalla contrazione del muscolo medesimo. Il dolore viene esacerbato dai movimenti di contrazione attiva contro resistenza. Il trattamento : riposo, crioterapia, antiflogistici, miorilassanti. 
LESIONE TENDINEA ACUTA Interruzione parziale o completa del tessuto tendineo, per trauma diretto (calcio) o indiretto (violenta trazione). Ghiaccio ed evitare il carico. Se la lesione riguarda il tendine di Achille, mantenere un lieve equinismo, ossia bendare il piede tenendo la punta leggermente rivolta verso il basso. 
DISTORSIONE Avviene quando i movimenti articolari vengono sollecitati oltre i limiti fisiologici, si ha lesione delle strutture legamentose o capsulari senza perdita dei rapporti tra i capi articolari. · Lieve o 1° grado: solo alcune fibre del legamento sono rotte: trattamento solo antalgico ed eventuale breve immobilizzazione, anche con bendaggi appropriati. · Moderata o 2° grado : interrotta una maggiore porzione di legamento : bisogna tutelare l’articolazione colpita e mantenerla in posizione corretta, oltre ad assumere antinfiammatori ed antidolorifici, locali o per via generale. · Grave o 3° grado : interruzione completa del legamento : trattamento chirurgico se si vuole ottenere la restituzione completa della funzione. E’ importante valutare, nei limiti del possibile, i segni di instabilità e/o l’accentuazione oltre i limiti fisiologici del movimento dell’articolazione.Nel ginocchio, se l’estensione non è completa, può trattarsi di un blocco articolare meccanico da lesione meniscale. In ogni caso va applicato il ghiaccio e va evitato il carico. Non vanno mai applicati bendaggi compressivi, onde evitare complicazioni vascolari o nervose che potrebbero insorgere per l’ematoma e l’edema nella regione. 
LUSSAZIONE Perdita completa dei rapporti tra i capi articolari, che provoca una deformità locale di solito evidente; se la perdita dei rapporti è solo parziale, si parla di sub-lussazione. Le più frequenti sono la scapolo-omerale, la acromion-clavicolare e quelle riguardanti le dita delle mani. In ogni caso va applicato il ghiaccio e va evitato il carico. è utile contenere l’arto nella posizione di difesa, di solito già assunta spontaneamente; nel caso di lussazione della spalla si può applicare una bretella a triangolo. Non cercare mai, in nessun caso e per nessuna articolazione, di ridurre da soli una lussazione: andrà fatto in ospedale, eventualmente dopo aver fatto le radiografie del caso. 
FRATTURA Interruzione della continuità dell’osso: può essere completa, incompleta o parcellare, composta o scomposta, chiusa o esposta. I segni classici sono la deformità e la mobilità preternaturale; oppure si possono riscontrare scalini o avvallamenti importanti, per allontanamento dei frammenti di frattura, nella zona del trauma o anche a distanza (rare fratture da trauma indiretto); in molti casi l’infortunato riferisce di aver sentito un “crack”. Ghiaccio ed evitare il carico. Si può immobilizzare l’arto con un tutore idoneo se è disponibile, se no si cerca di posizionarlo nella maniera più sensata, sostenendolo ai due estremi, evitando angolazioni di frammenti o abnormi rotazioni; non cercare mai di ridurre da soli una frattura scomposta: andrà fatto in ospedale dopo aver eseguito le radiografie. 
CRAMPO Contrazione massimale involontaria, più o meno dolorosa, che insorge di solito quando il muscolo è stanco o poco allenato; il trattamento consiste nell’allungare i fasci muscolari, per far cessare la contrazione: bisogna fare delle pressioni sul muscolo, cercando progressivamente di distenderlo, massaggiandolo sempre più in profondità. Non si deve usare il ghiaccio. 
CONTRATTURA Rappresenta uno stato di contrazione muscolare, di natura antalgica, caratterizzato da una perdita di elasticità e non da una contrazione muscolare massimale caratteristica del crampo. Non si deve usare il ghiaccio. 
EPISTASSI Fuoriuscita di sangue dal naso, di solito a causa di un trauma: l’atleta deve stare seduto con la testa piegata in avanti e comprimere con forza le narici; eventualmente, se non passa nel giro di pochi secondi, si può applicare un tampone emostatico.
 Utili consigli per la prevenzione dagli infortuni :
 -Quando pieghi le ginocchia, non piegarle oltre i 90°.
 -Quando ti allunghi, non torcere le ginocchia. Tieni i piedi più aderenti possibile al terreno. 
-Quando salti, atterra con le ginocchia flesse.
- Fai esercizi di riscaldamento prima di praticare qualunque sport. 
-Fai sempre allungamento prima di giocare o di fare attività. 
-Indossa un abbigliamento adatto all'attività sportiva . Indossa scarpe che calzino adeguatamente, siano stabili e assorbano gli impatti. 
- Sii consapevole dei limiti del tuo corpo.

Correre ci fa vivere più a lungo!


lunedì 11 aprile 2016

Tra gli argomenti della disciplina c'è anche la prevenzione della salute: la violenza tra i giovani.

LA VIOLENZA HA MOLTE CAUSE

La violenza non ha una sola causa, ma è il risultato di una complessa interazione tra numerose concause di diversa origine. Alcuni fattori favoriscono la violenza, altri la inibiscono. Vi sono quindi fattori di rischio e fattori di protezione. L’importanza dei diversi fattori di rischio e di protezione non è costante, ma varia nel tempo dalla prima infanzia alla fine della pubertà. La sfera individuale si amplia progressivamente e i livelli d’influenza e le occasioni d’interazione si moltiplicano e sovrappongono: alla famiglia si aggiungono la scuola e le relazioni con i coetanei, con il vicinato e con un più ampio contesto sociale. È per questo che da oltre 30 anni la ricerca sulla violenza elabora modelli esplicativi per l’analisi e la contestualizzazione dell’influenza sui giovani di diversi fattori.

FATTORI DI RISCHIO E DI PROTEZIONE

Fattori di rischio particolarmente gravi sono, p. es.:
  • la carenza o problematicità dell’attività educativa dei genitori: p. es. negligenza, omissione di sorveglianza, abusi o violenze in famiglia;
  • l’adozione di modelli di comportamento fondati sulla violenza e l’appartenenza a un giro di amicizie malavitoso o incline alla violenza;
  • l’assenza di struttura nelle attività del tempo libero;
  • il basso livello d’istruzione scolastica e la tendenza precoce a marinare la scuola (che aumentano il rischio di sviluppare comportamenti violenti, ma non tanto quanto i fattori citati in precedenza);
  • tra le caratteristiche individuali, anche dati fisici, come per esempio la bassa frequenza cardiaca a riposo, possono essere indizio di un’aggressività latente suscettibile di manifestarsi in atti di violenza.

Concomitanza di molti fattori di rischio

I fattori di rischio possono cumularsi e interagire, aggravandosi vicendevolmente. I giovani esposti a pochi fattori di rischio raramente diventano violenti. L’inclinazione alla violenza cresce nettamente soltanto con la concomitanza di molti fattori di rischio. Va infine ricordato che tanto la probabilità di commettere atti violenti quanto quella di diventarne vittima possono aumentare considerevolmente con il tempo trascorso in situazioni a rischio (p. es. girovagando in città a tarda notte o eccedendo nel consumo di alcol).

Importanza dei fattori di protezione

I fattori di protezione fanno da contrappeso ai fattori di rischio. Tra i più citati, ricordiamo la costante presenza di persone di riferimento affidabili, l’ambiente favorevole e la positività del vissuto e delle caratteristiche individuali.

AGIRE CONTEMPORANEAMENTE SU PIÙ FATTORI

Assodato che il rischio violenza è circoscritto a gruppi di persone caratterizzate da molteplici problemi, una strategia di prevenzione efficace dovrebbe agire simultaneamente su più fattori di rischio e rafforzare al contempo gli eventuali fattori di protezione.

Si vive più a lungo con 20 minuti di passeggiata al giorno



da La Repubblica.it (salute)

UNA PASSEGGIATA di 20 minuti al giorno potrebbe essere la migliore soluzione per vivere più a lungo. Lo rivela uno studio del Medical research council of epidemiology dell’università di Cambridge. L’équipe di studiosi ha analizzato le cartelle mediche di 334.161 uomini e donne europei nel corso di 12 anni di vita. Si è così scoperto che coloro che affrontavano ogni giorno qualche minuto di allenamento, avevano fino al 30% di possibilità in meno di morire prematuramente. Il tipo di esercizio fisico scelto dai candidati era di bassa intensità, tanto da essere paragonato a una passeggiata “a passo veloce”. Insomma il motto è: "Muoversi", anche perché aiuta a stare bene, anche se si è in sovrappeso. 

L'altro studio. C'è chi ha una visione ancora più ottimistica dei ricercatori di Cambridge, che comunque richiedono un impegno quotidiano. Secondo uno studio pubblicato sul British medical journal, 20 minuti di esercizio fisico 'intenso' a settimana bastano a tenersi in forma e in salute. Una piccola rivoluzione che offre regole con obiettivi di benessere più realistici per chi lavora e ha impegni familiari. La vita sedentaria, si sa, porta all'aumento del rischio di sviluppare diabete, problemi cardiaci e alcuni tipi di tumore. Philipe de Souto Barreto dell'Istituto di geriatria dell'Ospedale universitario di Toulouse, in Francia, è convinto che basti poco meno di mezz'ora di allenamento 'pesante' a settimana per stare bene. "E' importante che le persone riescano a fare piccoli miglioramenti, piuttosto che attenersi a obiettivi più complessi", dice, ricordando che le linee guida del National health service britannico parlano invece di 150 minuti settimanali. De Souto Barreto  pensa che sia sufficiente molto meno tempo. 

Bici, camminata ed esercizi. L'Nhs ha stabilito che per le persone fra 19 e 64 anni devono allenarsi per 150 minuti ogni settimana. L'obiettivo è di due ore e mezza, di attività aerobica 'moderata' come, ad esempio, una camminata 'a passo veloce' o una passeggiata in bicicletta. Nella 'tabella di marcia' sono inseriti anche cicli di esercizi per rafforzare i muscoli almeno due volte nell'arco di 7 giorni. Ora questo nuovo studio su un campione di 250.000 adulti, fra i 50 e i 71 anni, alleggerisce 'il compito' e considera sufficiente meno di un'ora di allenamento 'leggero' o venti minuti di attività a un ritmo più intenso a settimana. Dai dati presi in esame, emerge che un'attività di questo tipo ridurrebbe le percentuali di 'morti premature' del 23%. Ci sono altre analisi scientifiche in materia e fra queste ce ne è una che ha registrato un calo dei decessi prematuri del 19% fra le persone che fanno almeno 75 minuti di sport a settimana, rispetto a coloro che scelgono una vita sedentaria. Secondo i ricercatori anche un minuto di allenamento fisico può fare la differenza.

I dati. La mancanza di movimento fa male e ormai numerose ricerche lo hanno dimostrato. Da stime recenti risulta che, solo nel 2008, la vita sedentaria è stata la causa di 700.000 morti in Europa. Dall'ultimo rapporto Istat-Coni riguardo l'attività sportiva sono 24 milioni i cittadini (il 42% della popolazione) che non praticano attività sportiva. Solo 1 bambino su 10 fa sport in modo adeguato alla sua età.

"Per proteggere il cuore 10.000 passi al giorno". Secondo un altro studio, pubblicato in questi giorni, fare almeno 10.000 passi al giorno è la regola da seguire per proteggere il cuore. Chi cammina previene tutti quei problemi che sono collegati al cattivo funzionamento cardiovascolare come, ad esempio, i capillari rotti e la pesantezza delle gambe. La ricerca è apparsa sul giornale Medicine and science in sport exercise. Sono lì le basi del corretto funzionamento dell’intero sistema cardiovascolare ed è lì che si manifestano, già nei giovani, alcuni disturbi che prendono la forma di dolori, pruriti, affaticamenti, pesantezza e capillari rotti. Secondo gli esperti diminuire per 5 giorni il movimento porta a intaccare la funzionalità dei vasi sanguigni delle gambe. Un problema che , alla lunga, può portare a ipertensione o infarto.

venerdì 8 aprile 2016

Una mappa riassuntiva dei principi nutritivi


Parte la rivoluzione degli scacchi... in molte città civili del mondo si gioca liberamente nelle strade, perchè non farlo anche da noi?



Riscalmento prima dell'ora di educazione fisica (5 facili esercizi)

Premessa: un buon allenamento inizia sempre con il warm-up giusto. Saltare questa parte importante del work-out può, infatti, causare piccoli incidenti che comprometteranno il rendimento fisico. Aumentando la temperatura di muscoli e sangue s’incrementa, infatti, l’elasticità dei tessuti, la resistenza e si attivano degli enzimi connessi alla produzione di energia.




Non è insolito essere iscritte in palestre dove si può beneficiare di una sala pesi bene attrezzata ma non di un trainer che ci dia i consigli giusti. Ecco, allora, cinque facili esercizi da fare prima del solito allentamento che permetteranno ai vostri muscoli di migliorare il rendimento senza rischi per ossa e articolazioni.

1) Corsetta sul posto
Un leggero joggins sul posto, che coinvolge gran parte della muscolatura, potrà essere un ottimo modo per iniziare l’attività quotidiana in palestra. Se non sei abituata a un allenamento cardiovascolare, o hai qualche problema alle articolazioni, 5 minuti di camminata rapida possono essere un’ottima alternativa.

2) Corsa con le ginocchia sollevate
Partire da una posizione eretta con le gambe leggermente divaricate. Mantieni il busto dritto, respira piano e regolarmente. Corri sul posto sollevando alternativamente le ginocchia verso il petto, mentre dondoli le braccia il più alto possibile. Quest’esercizio, che interessa braccia e gambe, serve per riscaldare i muscoli e stimolare il tuo sistema cardiovascolare.

3) Salti sul posto
Anche in questo caso si parte da una posizione eretta con le gambe leggermente divaricate e il busto fermo. Piega leggermente le ginocchia e tieni le braccia ferme verso il petto mentre pieghi il gomito e stringi i pugni. Con un movimento controllato saltare, allora, sul posto.

4) Calci alti
Corri sul posto, alzando alternativamente le ginocchia verso il petto e calcia le gambe verso l’esterno mantenendo il busto eretto. Solleva le ginocchia il più possibile, questo permetterà una maggiore sollecitazione dei muscoli di braccia, gambe e bacino.

5) Ginnastica sul posto
Si parte da una posizione eretta con le gambe chiuse e le braccia aderenti al corpo. Salta spalancando le gambe. Allo stesso tempo, rapidamente, solleva le braccia lateralmente e unisci i palmi sopra la testa. Poi, torna alla posizione di partenza e ripeti l’esercizio per 10 volte.

DIECIMILA passi al giorno



Un chilometro e mezzo ogni 100 calorie
Percorrendo 7,5 chilometri si bruciano 500 calorie al giorno. 2000 passi equivalgono a 1,5 chilometri percorsi. Mezzo chilo di peso equivale a 3500 calorie. In media si dovrebbero fare 10000 passi al giorno per arrivare a percorrere 7,5 chilometri.
Se il vostro obiettivo è perdere 17 chili, tenete presente che in una settimana si può perdere mezzo chilo di peso. Perdendo invece un chilo a settimana, occorrono circa 17 settimane per raggiungere l’obiettivo.
Quanto velocemente prendiamo chili o li perdiamo dipende dalla velocità con cui bruciamo le calorie. Questo processo è chiamato metabolismo.Il metabolismo è una variabile
Conclusioni: Non pensate ai passi o al metabolismo. Pensate solo a camminare, ogni giorno e a qualsiasi ora.