venerdì 29 aprile 2016
giovedì 28 aprile 2016
mercoledì 27 aprile 2016
lunedì 25 aprile 2016
mercoledì 20 aprile 2016
martedì 19 aprile 2016
lunedì 18 aprile 2016
sabato 16 aprile 2016
giovedì 14 aprile 2016
mercoledì 13 aprile 2016
Metabolismi Energetici
di Giulia Cascone classe 5^I a.s.2013\14
L’organismo umano per poter compiere tutte le sue funzioni biologiche,ha un continuo bisogno di energia.
L’organismo umano per poter compiere tutte le sue funzioni biologiche,ha un continuo bisogno di energia.
Questa energia è quella proveniente principalmente dall’ossidazione dei carboidrati e grassi.
L’energia che si forma da questi processi chimici, non viene inviata
direttamente alle cellule, ma viene utilizzata per formare un composto
altamente energetico: adenosintrifosfato (ATP).
L’ATP è un complesso molecolare composto da Adenosina (Adenina+Ribosio) + 3 molecole di Fosforo.
Questa energia contenuta da questa molecola rifornisce le cellule per
compiere lavoro biologico (ed è l’unica molecola in grado di fornire
energia alle cellule).
Questo avviene con l’idrolisi dell’ATP, ovvero con l’aggiunta di una
molecola di acqua (H2O) si stacca un fosfato (rilasciando energia) e
trasformandosi cosi in ADP.
Quindi è chiaro che con l’attività fisica questa energia viene via via
utilizzata, ed è per questo motivo che c’è un continuo bisogno che L’ATP
venga in continuazione risintetizzato se vogliamo che l’attivita fisica
continui.
L’organismo ha tre meccanismi per risintettizzare L’ATP: metabolismo
anaerobico alattacido, metabolismo anaerobico lattacido e metabolismo
aerobico.
Cos’è il metabolismo?
In parole semplici è l’utilizzo che l’organismo fa delle sostanze nutritive dopo essere state digerite.
I processi chimici che avvengono nell’organismo sono il catabolismo e l’anabolismo.
Il catabolismo scompone le molecole delle sostanze nutritive in composti molecolari più semplici,creando energia.
Questa energia prodotta è di due tipi:Energia calorica viene utilizzata
come fonte energetica per le cellule, l’altra è Energia chimica che
prima di essere utlizzata deve essere trasferita nei legami ad alta
energia delle molecole di ATP.
L’anabolismo è l’esatto contrario del catabolismo, ovvero non scompone
le molecole, ma le accumula formando composti molecolari più complessi,
un’esempio è quello che avviene con la gluconeogenesi vengono accumulate
le molecole di glucosio e trasformate in composti più complessi, il
glicogeno.
Il metabolismo anaerobico alattacido,Il metabolismo anaerobico
alattacido utlizza come substrato energetico il creatinfosfato (CP) non
vi è accumulo di acido lattico e non viene utilizzato ossigeno.
Il CP è una molecola composta da creatina e fosforo,è molto simile
all’ATP però non partecipa direttamente ai processi di trasferimento
dell’energia ai sistemi funzionali delle cellule, ma fornisce l’energia
stessa all’ADP, con lo scopo di ricostituire rapidamente L’ATP.
Questo avviene con l’idrolisi del CP aggiungendo una molecola di acqua
si stacca il gruppo fosforico dalla creatina liberando energia, l’ADP
riceverà questa energia trasformandosi in ATP.
La concetrazione di CP all’interno del muscolo è sufficiente a protrarre
un’esercizio ad alta intensita solo per pochi secondi dai 5” ai 10”.Se
vogliamo che il nostro esercizio continui,è necessario che venga
fornita energia da altre fonti, questa energia è quella fornita dai
glucidi.
Quindi si può intuire che quando entra in funzione il metabolismo
anaerobico alattacido entrerà quasi contemporaneamente anche il
metabolismo anaerobico lattacido.
Sport tipici che utilizzano il CP sono caraterrizzati da gesti atletici
rapidi che durano pochi secondi come i lanci nell’atletica leggera, i
tuffi ecc...
Il metabolismo anaerobico lattacido
Questo metabolismo utlizza come substrato energetico il glicoceno, che
come dicevamo prima è il prodotto dell’accumulo delle molecole di
glucosio (gliconeogenesi).
Il motivo per il quale l’organismo induce alla trasformazione del
glucosio in glicogeno, è perchè il glucosio passa con molta facilità
attraverso le cellule, e quindi è necessario che venga trasformato in
glicogeno per formare delle scorte che serviranno all’organismo.
Queste scorte si trovano all’interno del muscolo in quantità basse,
infatti questo glicogeno è utilizzato esclusivamente dal muscolo per
svolgere le propie funzioni, la contrazione.
Un’altro deposito di glicogeno è a livello epatico, e rispetto al
deposito muscolare ne troviamo una quantità molto superiore perchè il
fegato deve rispondere alla richiesta delle cellule che ne necessitano.
Quando si inizia un’esercizio il muscolo utilizzerà le propie scorte di
glicogeno, queste scorte dato la loro bassa concentrazione sono in grado
di sostenere un’esercizio per circa 120 secondi e se l’intesità è molto
alta anche per molto meno.
A questo punto se vogliamo che l’esercizio continui è necessaria altra energia.
Il fegato dovrà quindi demolire le propie scorte di
glicogeno,trasformandolo in glucosio, cosi permettendogli di
oltrepassare la membrana epatica e arrivare nel torrente ematico.
Questo glucosio per fornire energia deve essere degradato,e avviene con la glicolisi anaerobica.
La molecola di glucosio viene degradata e dopo una serie di processi
chimici viene trosformata in due molecole di acido piruvico, che se
l’intensità dell’esercizio e alta e siamo in assenza di ossigeno viene
trasformato in acido lattico.
L’accumulo di acido lattico avviene quando l’intensità dell’esercizio
raggiunge un’intensità circa del 55-60% del VO2max (massimo consumo di
ossigeno).
L’accumulo di acido lattico è dannoso per il muscolo perchè interferisce con la contrazione.
Infatti la sensazione che si avverte quando si verifica un’accumulo di
acido lattico è un bruciore intenso e molto spesso porta a dover
interrompere l’esercizio appunto perchè il bruciore essendo intenso
interferisce con la contrazione.
Una delle spiegazioni perchè si accumula acido lattico nel sangue è dovuta a un’ipossia tissutale.
Essendo in mancanza di ossigeno gli idrogenioni(h+) che derivano dalla
degradazione degli zuccheri si legano al piruvato trasformandosi in
acido lattico.
Un’altra spiegazione è quella che se l’intensità dell’esercizio aumenta
vengono reclutate un maggior numero di fibre muscolari bianche(veloci).
Queste fibre sono ricche di un’enzima chiamato LDH (lattico
deidrogenasi) che ha la caratteristica di convertire l’acido piruvico in
acido lattico.
Sport che utilizzano questo meccanismo ad intensità abbastanza elevata
per circa 2 minuti possono essere ad esempio i 200 metri nel nuoto o la
corsa dei 400-800 metri.
Il metabolismo aerobico
Questo metabolismo utlizza sia il glicogeno che i grassi come substrato energetico.
Quando avviene la degradazione di una molecola di zucchero vengono
prodotte due molecole di acido piruvico e come abbiamo detto se
l’intensità dell’esercizio è elevata viene convertito in acido lattico,
al contrario se l’esercizio è di intensità moderata l’acido piruvico
entra all’interno del mitocondrio (o ciclo di Krebs)e viene trasformato
in Acetil Coa e unendosi a una molecola di ossalacetato formano il
Citrato che dopo una serie di processi chimici produce 36 molecole di
ATP CO2 E H2O.
L’altro modo per produrre energia prevede l’utilizzo dei grassi con il processo della Beta Ossidazione.
Quando l’intesità dell’esercizio è bassa e protratta nel tempo escono
dal tessuto adiposo e raggiungono il torrente ematico, questo avviene
anche grazie all’intervento di alcuni ormoni
(Adrenalina,Noradrenalina,Glucagone e GH) che con l’aumentare
dell’attività fisica aumentano di concentrazione nell’organismo e
stimolano gli acidi grassi a uscire dai tessuti di deposito,per poi
essere veicolati all’interno del muscolo e essere utilizzati come
substrato energetico.
Il catabolismo dei grassi avviene all’interno dei mitocondri, i grassi
vengono convertiti in acetil Coa e unendosi all’Ossalacetato si
trasformano in Citrato il quale viene ossidato in ATP CO2 H2O.
Ogni acido grasso produce 146 molecole di ATP.
Ogni trigliceride possiede 3 molecole di acido grasso e una di
glicerolo,quindi il bilancio totale della produzione di ATP sarà di 457
molecole di ATP prodotte da una sola molecola di trigliceridi dato dalla
somma delle 3 molecole di acido grasso 146x3=438 più le 19 molecole di
ATP prodotte dalla molecola
di glicerolo=457 ATP.Sport che prevedono l’utilizzo di questo meccanismo
sono sport che sono protratti nel tempo con intensità medio-bassa come
ciclismo, mezzofondo,maratona,ecc...
Norme di prevenzione e primo soccorso per infortuni sportivi
di Salvatore Ferraro classe 5^ F a.s.2013/14
Sono ben noti ed evidenti i benefici che l'attività fisica apporta al
nostro corpo, ed inoltre, la pratica di sport, di squadra o individuali,
gioca un contributo fondamentale nella formazione sia fisica che
psicologica di un individuo. Tuttavia, se affrontate senza le giuste
precauzioni, alcune attività possono avere ripercussioni importanti
sulla salute , ma comunque, a seconda dello sport , il rischio di
incidenti ed infortuni è sempre presente. Conseguentemente sarebbe
opportuno che le strutture ospitanti attività sportive di qualsiasi
genere siano munite di personale competente, o quantomeno esperto nelle
tecniche di primo soccorso. Molti sono gli incidenti, nella storia dello
sport, documentati e non, che testimoniano come un inefficace (o
addirittura mancato) primo soccorso abbia portato a delle conseguenze
talvolta più gravi degli incidenti in sé.
Una volta fatta una stima della pericolosità di taluni sport è
importante considerare quali siano gli incidenti più comuni a cui
l'atleta va inconsciamente incontro. Avere coscienza dei pericoli che
possono accadere è un passo importante prima della pratica di qualsiasi
sport. Vediamo adesso alcuni degli infortuni più comuni nel mondo dello
sport e alcune nozioni di pronto soccorso:
CONTUSIONE E’ provocata da un trauma che non causa una rottura della
pelle, provoca solo una lesione delle parti molli sottostanti; a seconda
della gravità, si consiglia: 1° grado : rottura dei vasi superficiali :
crioterapia. 2° grado : rottura dei vasi di maggior calibro :
evacuazione chirurgica. 3° grado : compromissione della circolazione :
trattamento adeguato. Nelle contusioni del piede, in caso di forte
dolore resistente alla crioterapia, si consiglia sempre di accompagnare
l’atleta ai bordi del campo, togliere la scarpa ed il calzettone e
valutare meglio la lesione, soprattutto se il trauma ha interessato la
parte anteriore del piede (falangi e metatarsi) va guardato con più
calma, ricercando eventuali segni di frattura. E’ sempre utile valutare
la sensibilità del dorso del piede e la mobilità delle dita. Nelle
contusioni della gamba, nella sede del dolore, si deve ricercare la
presenza di eventuali lacerazioni muscolari. Nelle contusioni al
ginocchio, per controllare l’efficienza dell’apparato estensore, si fa
sollevare l’arto a ginocchio esteso, anche contro resistenza. In caso di
traumi nelle zone laterali, bisogna effettuare una flessione attiva
contrastata del ginocchio con intrarotazione od extrarotazione della
tibia. In generale, in tutti i casi di contusione, è fondamentale
constatare che tutti i movimenti siano possibili, attivamente e contro
resistenza. Se tutto appare a posto, si invita l’infortunato a flettere e
a estendere il piede e/o il ginocchio, poi ad alzarsi in piedi sulle
punte: se questo è possibile e non eccessivamente doloroso, lo si può
far riprendere il gioco.
FERITA E’ una lesione della pelle e delle parti molli sottostanti,
nella maggior parte dei casi è del tipo lacerocontusa. Può essere
superficiale o profonda. Superficiale (anche abrasione): pulizia,
disinfezione, protezione con adeguata copertura. Profonda: spesso
richiede dei punti di sutura; sul campo bisogna tamponare l’emorragia:
compressione del punto che sanguina, a monte; applicare eventualmente un
laccio emostatico; tenere l’arto sollevato.
LESIONE MUSCOLARE ACUTA Trauma diretto o brusca trazione che agisce sul
muscolo in fase di contrazione, causando la rottura di un numero
variabile di fibre muscolari: pertanto, a seconda del numero di fibre
muscolari coinvolte, si parlerà di distrazione, stiramento, strappo,
rottura muscolare. Eventuali zone di avvallamento muscolare sono
apprezzabili solo nel caso di lesioni di una certa importanza e sono
messe maggiormente in evidenza dalla contrazione del muscolo medesimo.
Il dolore viene esacerbato dai movimenti di contrazione attiva contro
resistenza. Il trattamento : riposo, crioterapia, antiflogistici,
miorilassanti.
LESIONE TENDINEA ACUTA Interruzione parziale o completa del tessuto
tendineo, per trauma diretto (calcio) o indiretto (violenta trazione).
Ghiaccio ed evitare il carico. Se la lesione riguarda il tendine di
Achille, mantenere un lieve equinismo, ossia bendare il piede tenendo la
punta leggermente rivolta verso il basso.
DISTORSIONE Avviene quando i movimenti articolari vengono sollecitati
oltre i limiti fisiologici, si ha lesione delle strutture legamentose o
capsulari senza perdita dei rapporti tra i capi articolari. · Lieve o 1°
grado: solo alcune fibre del legamento sono rotte: trattamento solo
antalgico ed eventuale breve immobilizzazione, anche con bendaggi
appropriati. · Moderata o 2° grado : interrotta una maggiore porzione di
legamento : bisogna tutelare l’articolazione colpita e mantenerla in
posizione corretta, oltre ad assumere antinfiammatori ed antidolorifici,
locali o per via generale. · Grave o 3° grado : interruzione completa
del legamento : trattamento chirurgico se si vuole ottenere la
restituzione completa della funzione. E’ importante valutare, nei limiti
del possibile, i segni di instabilità e/o l’accentuazione oltre i
limiti fisiologici del movimento dell’articolazione.Nel ginocchio, se
l’estensione non è completa, può trattarsi di un blocco articolare
meccanico da lesione meniscale. In ogni caso va applicato il ghiaccio e
va evitato il carico. Non vanno mai applicati bendaggi compressivi, onde
evitare complicazioni vascolari o nervose che potrebbero insorgere per
l’ematoma e l’edema nella regione.
LUSSAZIONE Perdita completa dei rapporti tra i capi articolari, che
provoca una deformità locale di solito evidente; se la perdita dei
rapporti è solo parziale, si parla di sub-lussazione. Le più frequenti
sono la scapolo-omerale, la acromion-clavicolare e quelle riguardanti le
dita delle mani. In ogni caso va applicato il ghiaccio e va evitato il
carico. è utile contenere l’arto nella posizione di difesa, di solito
già assunta spontaneamente; nel caso di lussazione della spalla si può
applicare una bretella a triangolo. Non cercare mai, in nessun caso e
per nessuna articolazione, di ridurre da soli una lussazione: andrà
fatto in ospedale, eventualmente dopo aver fatto le radiografie del
caso.
FRATTURA Interruzione della continuità dell’osso: può essere completa,
incompleta o parcellare, composta o scomposta, chiusa o esposta. I segni
classici sono la deformità e la mobilità preternaturale; oppure si
possono riscontrare scalini o avvallamenti importanti, per
allontanamento dei frammenti di frattura, nella zona del trauma o anche a
distanza (rare fratture da trauma indiretto); in molti casi
l’infortunato riferisce di aver sentito un “crack”. Ghiaccio ed evitare
il carico. Si può immobilizzare l’arto con un tutore idoneo se è
disponibile, se no si cerca di posizionarlo nella maniera più sensata,
sostenendolo ai due estremi, evitando angolazioni di frammenti o abnormi
rotazioni; non cercare mai di ridurre da soli una frattura scomposta:
andrà fatto in ospedale dopo aver eseguito le radiografie.
CRAMPO Contrazione massimale involontaria, più o meno dolorosa, che
insorge di solito quando il muscolo è stanco o poco allenato; il
trattamento consiste nell’allungare i fasci muscolari, per far cessare
la contrazione: bisogna fare delle pressioni sul muscolo, cercando
progressivamente di distenderlo, massaggiandolo sempre più in
profondità. Non si deve usare il ghiaccio.
CONTRATTURA Rappresenta uno stato di contrazione muscolare, di natura
antalgica, caratterizzato da una perdita di elasticità e non da una
contrazione muscolare massimale caratteristica del crampo. Non si deve
usare il ghiaccio.
EPISTASSI Fuoriuscita di sangue dal naso, di solito a causa di un
trauma: l’atleta deve stare seduto con la testa piegata in avanti e
comprimere con forza le narici; eventualmente, se non passa nel giro di
pochi secondi, si può applicare un tampone emostatico.
Utili consigli per la prevenzione dagli infortuni :
-Quando pieghi le ginocchia, non piegarle oltre i 90°.
-Quando ti allunghi, non torcere le ginocchia. Tieni i piedi più aderenti possibile al terreno.
-Quando salti, atterra con le ginocchia flesse.
- Fai esercizi di riscaldamento prima di praticare qualunque sport.
-Fai sempre allungamento prima di giocare o di fare attività.
-Indossa un abbigliamento adatto all'attività sportiva . Indossa scarpe
che calzino adeguatamente, siano stabili e assorbano gli impatti.
- Sii consapevole dei limiti del tuo corpo.
martedì 12 aprile 2016
lunedì 11 aprile 2016
Tra gli argomenti della disciplina c'è anche la prevenzione della salute: la violenza tra i giovani.
LA VIOLENZA HA MOLTE CAUSE
La violenza non ha una sola causa, ma è il risultato di una complessa interazione tra numerose concause di diversa origine. Alcuni fattori favoriscono la violenza, altri la inibiscono. Vi sono quindi fattori di rischio e fattori di protezione. L’importanza dei diversi fattori di rischio e di protezione non è costante, ma varia nel tempo dalla prima infanzia alla fine della pubertà. La sfera individuale si amplia progressivamente e i livelli d’influenza e le occasioni d’interazione si moltiplicano e sovrappongono: alla famiglia si aggiungono la scuola e le relazioni con i coetanei, con il vicinato e con un più ampio contesto sociale. È per questo che da oltre 30 anni la ricerca sulla violenza elabora modelli esplicativi per l’analisi e la contestualizzazione dell’influenza sui giovani di diversi fattori.
FATTORI DI RISCHIO E DI PROTEZIONE
Fattori di rischio particolarmente gravi sono, p. es.:
- la carenza o problematicità dell’attività educativa dei genitori: p. es. negligenza, omissione di sorveglianza, abusi o violenze in famiglia;
- l’adozione di modelli di comportamento fondati sulla violenza e l’appartenenza a un giro di amicizie malavitoso o incline alla violenza;
- l’assenza di struttura nelle attività del tempo libero;
- il basso livello d’istruzione scolastica e la tendenza precoce a marinare la scuola (che aumentano il rischio di sviluppare comportamenti violenti, ma non tanto quanto i fattori citati in precedenza);
- tra le caratteristiche individuali, anche dati fisici, come per esempio la bassa frequenza cardiaca a riposo, possono essere indizio di un’aggressività latente suscettibile di manifestarsi in atti di violenza.
Concomitanza di molti fattori di rischio
I fattori di rischio possono cumularsi e interagire, aggravandosi vicendevolmente. I giovani esposti a pochi fattori di rischio raramente diventano violenti. L’inclinazione alla violenza cresce nettamente soltanto con la concomitanza di molti fattori di rischio. Va infine ricordato che tanto la probabilità di commettere atti violenti quanto quella di diventarne vittima possono aumentare considerevolmente con il tempo trascorso in situazioni a rischio (p. es. girovagando in città a tarda notte o eccedendo nel consumo di alcol).
Importanza dei fattori di protezione
I fattori di protezione fanno da contrappeso ai fattori di rischio. Tra i più citati, ricordiamo la costante presenza di persone di riferimento affidabili, l’ambiente favorevole e la positività del vissuto e delle caratteristiche individuali.
AGIRE CONTEMPORANEAMENTE SU PIÙ FATTORI
Assodato che il rischio violenza è circoscritto a gruppi di persone caratterizzate da molteplici problemi, una strategia di prevenzione efficace dovrebbe agire simultaneamente su più fattori di rischio e rafforzare al contempo gli eventuali fattori di protezione.
Si vive più a lungo con 20 minuti di passeggiata al giorno
da La Repubblica.it (salute)
UNA PASSEGGIATA di 20 minuti al giorno potrebbe essere la migliore soluzione per vivere più a lungo. Lo rivela uno studio del Medical research council of epidemiology dell’università di Cambridge. L’équipe di studiosi ha analizzato le cartelle mediche di 334.161 uomini e donne europei nel corso di 12 anni di vita. Si è così scoperto che coloro che affrontavano ogni giorno qualche minuto di allenamento, avevano fino al 30% di possibilità in meno di morire prematuramente. Il tipo di esercizio fisico scelto dai candidati era di bassa intensità, tanto da essere paragonato a una passeggiata “a passo veloce”. Insomma il motto è: "Muoversi", anche perché aiuta a stare bene, anche se si è in sovrappeso.
L'altro studio. C'è chi ha una visione ancora più ottimistica dei ricercatori di Cambridge, che comunque richiedono un impegno quotidiano. Secondo uno studio pubblicato sul British medical journal, 20 minuti di esercizio fisico 'intenso' a settimana bastano a tenersi in forma e in salute. Una piccola rivoluzione che offre regole con obiettivi di benessere più realistici per chi lavora e ha impegni familiari. La vita sedentaria, si sa, porta all'aumento del rischio di sviluppare diabete, problemi cardiaci e alcuni tipi di tumore. Philipe de Souto Barreto dell'Istituto di geriatria dell'Ospedale universitario di Toulouse, in Francia, è convinto che basti poco meno di mezz'ora di allenamento 'pesante' a settimana per stare bene. "E' importante che le persone riescano a fare piccoli miglioramenti, piuttosto che attenersi a obiettivi più complessi", dice, ricordando che le linee guida del National health service britannico parlano invece di 150 minuti settimanali. De Souto Barreto pensa che sia sufficiente molto meno tempo.
Bici, camminata ed esercizi. L'Nhs ha stabilito che per le persone fra 19 e 64 anni devono allenarsi per 150 minuti ogni settimana. L'obiettivo è di due ore e mezza, di attività aerobica 'moderata' come, ad esempio, una camminata 'a passo veloce' o una passeggiata in bicicletta. Nella 'tabella di marcia' sono inseriti anche cicli di esercizi per rafforzare i muscoli almeno due volte nell'arco di 7 giorni. Ora questo nuovo studio su un campione di 250.000 adulti, fra i 50 e i 71 anni, alleggerisce 'il compito' e considera sufficiente meno di un'ora di allenamento 'leggero' o venti minuti di attività a un ritmo più intenso a settimana. Dai dati presi in esame, emerge che un'attività di questo tipo ridurrebbe le percentuali di 'morti premature' del 23%. Ci sono altre analisi scientifiche in materia e fra queste ce ne è una che ha registrato un calo dei decessi prematuri del 19% fra le persone che fanno almeno 75 minuti di sport a settimana, rispetto a coloro che scelgono una vita sedentaria. Secondo i ricercatori anche un minuto di allenamento fisico può fare la differenza.
I dati. La mancanza di movimento fa male e ormai numerose ricerche lo hanno dimostrato. Da stime recenti risulta che, solo nel 2008, la vita sedentaria è stata la causa di 700.000 morti in Europa. Dall'ultimo rapporto Istat-Coni riguardo l'attività sportiva sono 24 milioni i cittadini (il 42% della popolazione) che non praticano attività sportiva. Solo 1 bambino su 10 fa sport in modo adeguato alla sua età.
"Per proteggere il cuore 10.000 passi al giorno". Secondo un altro studio, pubblicato in questi giorni, fare almeno 10.000 passi al giorno è la regola da seguire per proteggere il cuore. Chi cammina previene tutti quei problemi che sono collegati al cattivo funzionamento cardiovascolare come, ad esempio, i capillari rotti e la pesantezza delle gambe. La ricerca è apparsa sul giornale Medicine and science in sport exercise. Sono lì le basi del corretto funzionamento dell’intero sistema cardiovascolare ed è lì che si manifestano, già nei giovani, alcuni disturbi che prendono la forma di dolori, pruriti, affaticamenti, pesantezza e capillari rotti. Secondo gli esperti diminuire per 5 giorni il movimento porta a intaccare la funzionalità dei vasi sanguigni delle gambe. Un problema che , alla lunga, può portare a ipertensione o infarto.
sabato 9 aprile 2016
venerdì 8 aprile 2016
Riscalmento prima dell'ora di educazione fisica (5 facili esercizi)
Premessa: un buon allenamento inizia sempre con il warm-up giusto. Saltare questa parte importante del work-out può, infatti, causare piccoli incidenti che comprometteranno il rendimento fisico. Aumentando la temperatura di muscoli e sangue s’incrementa, infatti, l’elasticità dei tessuti, la resistenza e si attivano degli enzimi connessi alla produzione di energia.
Non è insolito essere iscritte in palestre dove si può beneficiare di una sala pesi bene attrezzata ma non di un trainer che ci dia i consigli giusti. Ecco, allora, cinque facili esercizi da fare prima del solito allentamento che permetteranno ai vostri muscoli di migliorare il rendimento senza rischi per ossa e articolazioni.
1) Corsetta sul posto
Un leggero joggins sul posto, che coinvolge gran parte della muscolatura, potrà essere un ottimo modo per iniziare l’attività quotidiana in palestra. Se non sei abituata a un allenamento cardiovascolare, o hai qualche problema alle articolazioni, 5 minuti di camminata rapida possono essere un’ottima alternativa.
2) Corsa con le ginocchia sollevate
Partire da una posizione eretta con le gambe leggermente divaricate. Mantieni il busto dritto, respira piano e regolarmente. Corri sul posto sollevando alternativamente le ginocchia verso il petto, mentre dondoli le braccia il più alto possibile. Quest’esercizio, che interessa braccia e gambe, serve per riscaldare i muscoli e stimolare il tuo sistema cardiovascolare.
3) Salti sul posto
Anche in questo caso si parte da una posizione eretta con le gambe leggermente divaricate e il busto fermo. Piega leggermente le ginocchia e tieni le braccia ferme verso il petto mentre pieghi il gomito e stringi i pugni. Con un movimento controllato saltare, allora, sul posto.
4) Calci alti
Corri sul posto, alzando alternativamente le ginocchia verso il petto e calcia le gambe verso l’esterno mantenendo il busto eretto. Solleva le ginocchia il più possibile, questo permetterà una maggiore sollecitazione dei muscoli di braccia, gambe e bacino.
5) Ginnastica sul posto
Si parte da una posizione eretta con le gambe chiuse e le braccia aderenti al corpo. Salta spalancando le gambe. Allo stesso tempo, rapidamente, solleva le braccia lateralmente e unisci i palmi sopra la testa. Poi, torna alla posizione di partenza e ripeti l’esercizio per 10 volte.
Non è insolito essere iscritte in palestre dove si può beneficiare di una sala pesi bene attrezzata ma non di un trainer che ci dia i consigli giusti. Ecco, allora, cinque facili esercizi da fare prima del solito allentamento che permetteranno ai vostri muscoli di migliorare il rendimento senza rischi per ossa e articolazioni.
1) Corsetta sul posto
Un leggero joggins sul posto, che coinvolge gran parte della muscolatura, potrà essere un ottimo modo per iniziare l’attività quotidiana in palestra. Se non sei abituata a un allenamento cardiovascolare, o hai qualche problema alle articolazioni, 5 minuti di camminata rapida possono essere un’ottima alternativa.
2) Corsa con le ginocchia sollevate
Partire da una posizione eretta con le gambe leggermente divaricate. Mantieni il busto dritto, respira piano e regolarmente. Corri sul posto sollevando alternativamente le ginocchia verso il petto, mentre dondoli le braccia il più alto possibile. Quest’esercizio, che interessa braccia e gambe, serve per riscaldare i muscoli e stimolare il tuo sistema cardiovascolare.
3) Salti sul posto
Anche in questo caso si parte da una posizione eretta con le gambe leggermente divaricate e il busto fermo. Piega leggermente le ginocchia e tieni le braccia ferme verso il petto mentre pieghi il gomito e stringi i pugni. Con un movimento controllato saltare, allora, sul posto.
4) Calci alti
Corri sul posto, alzando alternativamente le ginocchia verso il petto e calcia le gambe verso l’esterno mantenendo il busto eretto. Solleva le ginocchia il più possibile, questo permetterà una maggiore sollecitazione dei muscoli di braccia, gambe e bacino.
5) Ginnastica sul posto
Si parte da una posizione eretta con le gambe chiuse e le braccia aderenti al corpo. Salta spalancando le gambe. Allo stesso tempo, rapidamente, solleva le braccia lateralmente e unisci i palmi sopra la testa. Poi, torna alla posizione di partenza e ripeti l’esercizio per 10 volte.
DIECIMILA passi al giorno
Un chilometro e mezzo ogni 100 calorie
Percorrendo 7,5 chilometri si bruciano 500 calorie al giorno. 2000 passi equivalgono a 1,5 chilometri percorsi. Mezzo chilo di peso equivale a 3500 calorie. In media si dovrebbero fare 10000 passi al giorno per arrivare a percorrere 7,5 chilometri.
Se il vostro obiettivo è perdere 17 chili, tenete presente che in una settimana si può perdere mezzo chilo di peso. Perdendo invece un chilo a settimana, occorrono circa 17 settimane per raggiungere l’obiettivo.
Quanto velocemente prendiamo chili o li perdiamo dipende dalla velocità con cui bruciamo le calorie. Questo processo è chiamato metabolismo.Il metabolismo è una variabile
Conclusioni: Non pensate ai passi o al metabolismo. Pensate solo a camminare, ogni giorno e a qualsiasi ora.
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